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Rolling Stones: in libera sulla nord delle Grandes Jorasses

Le vie della parete nord delle Grandes Jorasses evocano spesso, nell'immaginario diffuso, concetti come difficoltà e impegno totale. Alla ricerca di una nuova sfida, di recente gli alpinisti sloveni Luka Krajnc e Luka Lindic hanno approfittato di una finestra di bel tempo per portare a termine la prima salita in libera di quello che ormai si è tramutato in un vecchio percorso in arrampicata artificiale. In soli tre giorni sono riusciti a percorrere la parete nord, raggiungendo il loro obiettivo. Luka Lindič racconta...

2 Aprile 2014

Alpinismo

 

Rolling Stones © Luka Krajnc
 

Meglio evitare i percorsi troppo battuti

Nonostante un inverno piuttosto instabile, ho deciso di guardare un'altra volta il bollettino. Jackpot: le previsioni danno bel tempo! Ho chiamato Luka Krajnc, il mio compagno di cordata sloveno, e siamo subito partiti per Chamonix. Avevamo intenzione di salire la Gousseault - Desmaison sulla parete nord delle Grandes Jorasses, ma alla vigilia della partenza siamo venuti a sapere che altre due cordate avrebbero attaccato la via prima di noi. Così, dal momento che non ci piace l'idea di seguire gli altri "come fanno le pecore", abbiamo pensato di cambiare obiettivo e ci siamo concentrati su Rolling Stones, una via più difficile della precedente e situata nello stesso settore della parete, che non fino a quel momento non era mai stata percorsa in libera.

 

Impegnativa, più difficile del previsto, terrificante, what else?!

Il primo giorno lo dedichiamo all'avvicinamento. Ci muoviamo sugli sci, appesantiti da sacchi enormi. Montiamo la nostra tendina proprio ai piedi della via, deliziati da un colpo d'occhio serale davvero mozzafiato sulla parete nord. Il piano di scalata è semplice: proveremo a "liberare" l'intera via. Non siamo sicuri della fattibilità del progetto, ma noi apparteniamo al genere di alpinisti che amano le incertezze di questo tipo di avventura. La mattina successiva iniziamo la salita della via, che dovrebbe impegnarci solo tre giorni. A partire dalla seconda lunghezza di corda, la via diventa estremamente ripida e avanziamo più lentamente del previsto. Dopo una giornata di arrampicata, intagliamo una piccola piattaforma nel ghiaccio, per ricavarne un posto da bivacco piuttosto scomodo.

© Luka Krajnc© Luka Krajnc

 

La mattina seguente siamo piuttosto pessimisti, e ci sentiamo affaticati proprio quando ci aspetta la parte più ripida della parete. Dopo un traverso delicato che ci conduce su un terreno più verticale, ci ritroviamo completamente assorbiti dal percorso di scalata. Le lunghezze difficili si susseguono l'una dopo l'altra fino al tardo pomeriggio. Per fortuna scoviamo una buona cengia su cui allestire il nostro secondo bivacco. Il mattino, i raggi del sole ci riscaldano e ci danno la carica per affrontare la parte più difficile della via, quella che sta appena sopra le nostre teste.

 

© Luka Krajnc

Dopo due lunghezze decisamente ripide che ci riscaldano, eccoci alla sosta che precede la lunghezza chiave della via, fino ad oggi valutata A3. Il terreno non sembra così terribile, e la cosa mi permette di calmare i nervi e di continuare senza eccessivi patemi d'animo. La prima parte della lunghezza si rivela relativamente semplice, e dispone di tutto ciò che serve per proteggersi bene. Appena al di sopra di un chiodo arrugginito, d'improvviso tutto si raddrizza. Ad aggiungere un po' di pepe alla situazione, ci sono tre grossi blocchi instabili nel bel mezzo del tiro: una situazione molto delicata, considerando il fatto che stiamo utilizzando una corda singola. Un po' intimorito, cerco di muovermi con dolcezza e fluidità intorno ai blocchi di roccia, scegliendo di non piazzare ancoraggi per diversi metri. Al minimo movimento, i massi emettono strani rumori. Alcuni passi delicati e mi ritrovo al nuovo punto di sosta sosta. Yuppie, è fatta! Le due lunghezze che seguono non sono affatto scontate, anche se si rivelano meno impegnative. Pur avendo percorso solo sette lunghezze di corda in tutta la giornata, installiamo il nostro terzo bivacco con un sorriso stampato sui nostri visi. Siamo riusciti a passare in libera le difficoltà principali della via. La serata è piacevole, e visto che le ultime lunghezze della via promettono di svilupparsi su un terreno "più facile", iniziamo ad assaporare il successo finale.

© Luka Krajnc​© Luka Lindic

 

Ma non era affatto finita…

La mattina seguente usciamo dai sacchi letto in mezzo a una tempesta di vento. Un muro di nuvole si sta avvicinando velocemente da nord. In meno di un'ora ci ritroviamo a tremare per il freddo sferzati dal vento e avvolti dalla nebbia. La roccia viene rapidamente tappezzata dal ghiaccio, e noi pure! D'improvviso ci troviamo in una situazione davvero impegnativa e senza margini di manovra, nel caso in cui qualcosa andasse storto. Poco prima del tramonto riusciamo ad arrivare sulla vetta e scendiamo per un centinaio di metri sul versante sud, per proteggerci dal vento.


© Luka Krajnc

Trovare la via di discesa nella nebbia è impossibile, e s'impone la necessità di allestire un ultimo bivacco. La mattina dopo ci svegliamo sotto un cielo tempestato di blu e iniziamo la discesa verso Courmayeur. Il nostro viaggio, from car-to-car, durerà in tutto sei giorni.

Ancora una volta abbiamo liberato una bellissima via nel nostro stile preferito: semplice e leggero. In questa prima salita in libera abbiamo concatenato tutte le lunghezze salendo "a vista". Proponiamo una quotazione di M8 per la lunghezza più difficile, che comprende uno spaventoso tratto caratterizzato da grandi blocchi di roccia instabili. La via presenta almeno tre lunghezze di M7, e diversi tiri di M6. Tuttavia, come sempre, il livello delle difficoltà racconta solo una parte della storia.

-- Luka Lindič

 

Tracciato e mappa

 

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