News - Petzl Federica Mingolla sale “Attraverso il Pesce”, Marmolada - Petzl Other
Cerca
Community News e video Federica Mingolla sale “Attraverso il Pesce”, Marmolada

Federica Mingolla sale “Attraverso il Pesce”, Marmolada

21 anni, la torinese Federica Mingolla, tra i nomi più importanti del mondo delle gare d'arrampicata, porta a termine la prima ascensione femminile in libera della mitica via "Attraverso il Pesce", sulla parete sud della Marmolada, in Dolomiti.

27 Luglio 2016

Arrampicata vie lunghe

FISH! Climbing on the grey ocean wall - Teaser from OpenCircle on Vimeo.


"Oggi mi sento benissimo, ma non credo che le mie mani siano d'accordo con questa opinione. Risentono della scalata della via Attraverso il Pesce, e sono ancora gonfie, come del resto i miei piedi. Comunque qui è tutto magnifico, e io continuo ad essere impressionata dalla quantità di roccia da scalare presente in Dolomiti. Penso alla Marmolada, alla Civetta e ai mille e mille altri luoghi di cui noi, che frequentiamo il settore occidentale dell'arco alpino, ci scordiamo un po' troppo sovente. La gigantesca parete sud della Marmolada, poi, è bella ovunque. Nella parte centrale, sotto Punta Ombretta, su quelle placche nere che presentano buchi, e "gocce" stupende, sembra di scalare in Verdon. Ma è sufficiente spostarsi verso destra o verso sinistra perché tutto cambi rapidamente. Un sogno, insomma".

Domenica 17 luglio, Federica Mingolla, 21 anni, torinese, ha salito da capocordata la famosa via Attraverso il Pesce, sulla Sud della Marmolada. Prima donna a scalare in arrampicata libera il famoso itinerario aperto da Igor Koller e dal 17enne Jindric Šustr, entrambi di Bratislava, nell'agosto 1981, Mingolla è salita in cordata con il bresciano Roberto Conti, classe 1989. Federica ha attaccato la parete alle 5.22 del mattino e ha terminato la via alle 23.49, dopo aver scalato nelle ultime tre ore alla luce della lampada frontale. Giunta alla sommità di Punta Rocca, a causa del buio la cordata ha poi preferito bivaccare in sicurezza, piuttosto che impegnarsi in una discesa notturna sul ghiacciaio.

xx

"È stata la via più lunga che ho percorso finora, non avevo mai arrampicato su percorsi che superassero i 400 metri di dislivello: Weg durch den Fish ne misura 900, sino 32 tiri di corda in tutto" racconta Federica. "Era da tempo che volevo scalare sulle Dolomiti. Ero stata in zona solo quando facevo le gare d'arrampicata, ma non avevo mai toccato la roccia delle pareti. Quest'anno mi sono ritrovata a disposizione del tempo per scalare, e così ho pensato alla Marmolada. E poi, per me, la via Attraverso il Pesce era un mito".
Si è trattato di salto enorme, rispetto ai percorsi di arrampicata sportiva e alle falesie, dove Federica è di casa, che richiede una grande resistenza nervosa e oppone un notevole affaccio al vuoto. "Sulla Marmolada, nei giorni precedenti alla scalata, mi sono preparata su vie più brevi" spiega la giovane torinese, "ma tutte di difficoltà decisamente elevata. Ad esempio, ho cercato di capire come sarei riuscita a cavarmela lassù sul 7c. Anche perché scalare su quella parete non è come muoversi su una falesia… E ho anche capito che il mio progetto era davvero estremo, soprattutto a livello mentale. E da capocordata, oltretutto… Lassù le protezioni sono quasi inesistenti, non puoi permetterti di cadere (se ti capita, puoi farti davvero male), non sono consentite défaillance psicologiche".

xx

E poi? "È andato tutto bene. Le difficoltà massime sul Pesce toccano il 7b+ e sono diluite lungo la via. E questo è un fattore importante, che ti consente di riprenderti. Perfino nella nicchia del Pesce puoi riposarti un momento prima di rimetterti sulle difficoltà. La parte finale, poi, è tecnicamente più semplice, anche se ti richiede un notevole impegno alpinistico: a volte non vedi subito le soste, il percorso è un po' contorto, devi fare i conti con camini di roccia marcia. Insomma, lassù devi infilarti gli occhiali dell'alpinista e toglierti quelli dell'arrampicatore. No, l'esposizione invece non mi ha impressionata oltre misura: ero molto concentrata sui movimenti e non ho patito in maniera particolare il fatto di scalare con 800 metri di parete sotto i piedi… Ero totalmente assorbita da ciò che stavo facendo".

Federica ha salito quasi per intero la via "a vista", ad eccezione di un tratto. "Sì, è capitato sul tiro di 6c che precede la nicchia del Pesce. La relazione tecnica che stavo utilizzando diceva: "Portare con sé un friend rosso o verde, da piazzare in un buco prima del passo chiave". E così ho fatto. Ho infilato il friend nel buco, ma non sono riuscita a piazzare il piede per poter caricare un monodito, cosa che mi avrebbe poi permesso di pinzare una presa buona. Allora ho spalmato la scarpetta sulla roccia. Solo che, caricando il monodito, il piede mi è scappato e sono scivolata. Ero ormai nelle vicinanze della sosta, il friend è saltato via e ho fatto un volo di circa 15 metri. La volta successiva ho capito l'antifona: ho sistemato il friend nel buco giusto, molto più in basso di quello che avevo utilizzato in precedenza, ho infilato il piede nel buco superiore, e così sono arrivata nella nicchia senza problemi. Dunque, è vero: alla fine ho percorso tutta la via in libera, ma a causa di quell'errore non posso dire di averla fatta interamente "a vista".

XXX

La via Attraverso il Pesce ha una lunga storia… "Lo so bene, mi sono documentata a fondo. Ma non riesco nemmeno a pensare al periodo e al modo in cui l'itinerario è stato aperto, nel 1981. Faccio persino fatica a immaginarlo. Anche perché, per quanto riguarda la sicurezza, oggi alpinisti e arrampicatori hanno una visione molto diversa rispetto al passato. In ogni caso la storia dell'alpinismo è ricca di eventi come quello del 1981. Intendiamoci: ho tantissima stima per i primi salitori del Pesce, ma oggi non credo che il loro modo di scalare sia proponibile".

Per finire, una riflessione sul tempo impiegato da Federica Mingolla e Roberto Conti: 18 ore e 27 minuti. "Direi che possiamo essere contenti" confida la scalatrice torinese, "tanto più che non abbiamo fatto le corse, ma abbiamo scelto di procedere con cautela. Mi sono sempre protetta bene anche sui passaggi di quinto grado, non ho sottovalutato nulla. Roberto l'ho conosciuto il giorno prima di partire per le Dolomiti. Ma è stato un ottimo compagno, tranquillo, veloce, sicuro e anche simpatico. Non volevo legarmi con un alpinista che conoscesse già la via o una guida alpina: per me sarebbe stato come salire lassù con il Tom-tom. Nelle mie intenzioni, nessuno della cordata doveva mai aver tentato prima il Pesce. Ma c'è ancora l'ultimo paragrafo da raccontare. L'uscita dalla parete alla luce della frontale. Che dire? Forse avrebbe potuto andare meglio. Nei camini finali, al buio, non riuscivo ad essere veloce come prima. D'altra parte, calate le tenebre, hai dei tempi di reazione diversa. E poi, per il tratto finale, la relazione non era chiara: così mi sono infilata in un camino marcio, sulla sinistra, con difficoltà di terzo grado. Sono arrivata in cresta, alla sommità una puntina a sé, ma di là non si riusciva a raggiungere la stazione della funivia. Così sono dovuta tornare indietro, scalando in discesa. Senza quell'errore di itinerario, saremmo usciti dalla via quaranta minuti prima".
 
xxx

News associate