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Super Federica su Digital Crack

Sì, è di nuovo lei, Federica Mingolla, la 21enne torinese, che il 1° luglio scorso è riuscita a passare in libera su Digital Crack (8a), percorsa per la prima volta in libera da Thierry Renault e Alain Ghersen sul lato sud est del Grand Gendarme dell’Arête des Cosmiques al Monte Bianco, a quota 3800. Forte, è forte, ma anche simpatica, modesta e schietta. E soprattutto ha le idee chiare, Federica Mingolla. Che a poco a poco si sta costruendo un palmarès straordinario, passando con disinvoltura dal calcare al granito e viceversa, impegnandosi indifferentemente nel bouldering, in falesia, su vie lunghe e ora anche in alta quota. A qualche giorno di distanza dalla sua avventura su Digital Crack, ci siamo ritrovati a dialogare con lei. Ecco il resoconto della chiacchierata.

8 Luglio 2015

Arrampicata

@ federico ravassard

Personalmente devo dire che ultimamente hai segnato delle crocette rosse (crocette, si fa per dire ovviamente) in svariati posti e tutte crocette da fare invidia a molti maschietti, mi riferisco ovviamente a Tom et Je Ris, Quarto potere e adesso a Digital Crack!

Quando scelgo un progetto, penso non solo alla linea da salire in sé ma si tratta spesso di un percorso, un’avventura che intraprendo con degli amici per condividere emozioni ed esperienze e per darmi la giusta carica. L’ultimo esempio è proprio questo del Monte Bianco, un’idea nata dalla mia passione per la montagna che si fonde a quella per la scalata e la ricerca della difficoltà.

Mi piace mettermi in gioco e testare i miei limiti: 4 giorni sul Bianco con 2 notti in tenda e una in rifugio spostandoci con sci e pelli mi hanno fatto davvero capire cosa vuol dire la parola FATICA. Questa crocetta su Digital la metto con tanto orgoglio perché nonostante il suo grado di 8a simbolico (perché simbolo di un’epoca dove l’8a era IL GRADO DURO) ho pensato diverse volte, mentre cercavo di sviscerare la soluzione dei passi chiave, che era estremamente esigente e che non me la sarei cavata in poco tempo, magari forse mai.

Quanti giorni sei stata lì? Raccontaci un pò cosa hai fatto durante il tuo soggiorno?

@ federico ravassard

In 4 giorni siamo riusciti a scalare 2 giorni ai Satelliti facendo qualche bella via per acclimatamento( Empire state building e la direttissima del trident du tacul), 1 giorno l’abbiamo impegnato per lo spostamento dal Cirque du Maudit al Cosmiques e alla ricerca della via più breve per arrivare sotto il pilastro e un infine il 4 giorno sono riuscita finalmente a dare una manata al tiro. Solo una breve ricognizione durata 2 tentativi perché poi il brutto tempo ha fatto capolino sopra di noi e siamo stati costretti alla ritirata calzando sci e pelli verso Punta Herbronner, dove la funivia del ritorno ci aspettava.

Sono tornata 3 giorni dopo per concludere il mio conto in sospeso, in una bella giornata di sole e caldo, anche troppo. In tutto posso dire di aver fatto 6 giri su Digital, dove nel 1 non ho raggiunto nemmeno il 4 spit perché non riuscivo a capire la sequenza del passaggio chiave della via. Purtroppo anche la pelle è limitata su una roccia del genere: granito purissimo che ti porta via ogni strato di pelle fino a farti venire le vesciche sui polpastrelli. Perciò il giorno che ho fatto 3 giri e al 3° l’ho chiusa ero lì per piangere dal male alla pelle.

E' la prima volta che vai in quota in generale? Di solito quando si va in quota ci vuole un certo periodo di adattamento, per te soli pochi giorni ... direi ore.

Ero già stata a 4000 m, sul breithorn, quando ero più piccola in occasione di una gita di scialpinismo. Adesso però è stato diverso, non si è trattato più di un mordi e fuggi in giornata ma di stare per 4 giorni a un altitudine simile. Sono rimasta molto sorpresa dal fatto di non sentire per niente la quota, anche nella scalata. Solo in alcuni movimenti molto faticosi dove probabilmente stimoli il massimale avevo qualche breve giramento di testa ma poi tutto sembrava la normalità, come scalare in bassa valle ma con un panorama mozzafiato.

Allora hai anche questa dote perché di dote si tratta, sei abituata al granito? Da quanto fai sembra tu ti trovi a tuo agio ovunque ma ... quale è il tuo terreno preferito?

@ federico ravassard

Ho avuto  un primo approccio al granito in valle dell’orco, in particolare sul diedro di Legittima Visione, dove ho imparato a come comportarmi con mani e piedi su questa roccia particolarissima che muta ad ogni cambio di temperatura e di direzione del vento. Mi sento a mio agio sul granito perché si tratta quasi sempre di un tipo di scalata molto tecnica di piedi e forza di dita però il mio terreno preferito è il calcare a canne! Adoro la scalata del genere Kalymnos, la trovo estremamente divertente! 

 

@ federico ravassard

Va beh, insomma tutto, bellissimo! Riesci ad abbinare gli allenamenti a tutte le tue attività? Gare, boulder, falesia, calcare, granito, vie lunghe, vie in alta quota, tutto con date molto ravvicinate oltretutto

Questa è una domanda alla quale vorrei avere anche io una risposta! Diciamo che ho delle priorità, mi pongo degli obiettivi e in base a quello chiedo al mio allenatore Donato Lella di programmare i miei allenamenti, cercando anche di capire insieme su cosa lavorare di più e cosa invece non serve per la realizzazione. In realta’ è quasi impossibile riuscire a fare tutto, ovvero gare ,progetti impegnativi come lo è stato questo e allenamenti costanti in palestra. Perciò si decide a cosa puntare e poi si scaglia la freccia ;) .

Un panorama che mi affascina un sacco e al quale mi sto dedicando nell’ultimo periodo è quello delle vie trad in montagna, questo sarà sicuramente un buon modo per fare muscolazione oltre che attività aerobica! Sono convinta che l’importante alla fine è scalare e variare stimoli, poi la pianificazione di un allenamento è qualcosa in più che nasce per le gare, un mondo al quale sento di fa parte sempre meno.

 

 

E venendo a Digital Crack, raccontaci un pò ... so che a metà c'è il passo duro ma dimmelo tu, quello è un sogno che probabilmente molti di noi non realizzeranno mai ...

@ federico ravassard

La via consiste in una serie di passaggi di forza di dita per i primi 4 rinvii dove il muro è verticale, mentre dopo si abbatte appena per trasformarsi in un’estenuante lotta di microappoggi per mani e piedi e compressioni che ti fanno esplodere i dorsali fino al penultimo rinvio dove finalmente puoi prendere una boccata d’aria( poco ossigenata ovviamente).

Il singolo più difficile della via, dove sono volata penso più di 30 volte per riuscire ad arrivare al rinvio successivo, è una serie di movimenti ad orologio che ti portano a non essere mai fuori equilibrio e che ti permettono di conquistare qualche centimetro alla volta fino ad arrivare ad una posizione del tutto innaturale dalla quale con un caricamento di gambe riesci ad impostare un dinamico di mano sx alla tacca sotto il rinvio. Da lì inizia la parte leggermente appoggiata. Penso che questo genere di scalata abbia messo davvero a dura prova la mia precisione sui piedi, non finisci mai di imparare! 

@ federico ravassard

Altri "progettini" nel cassetto?

Altri progetti…. Certo che si! Molti, forse troppi da poterli realizzare tutti, soprattutto essendo tutti in posti non proprio vicini. Per esempio mi piacerebbe provare la via multipicht che si trova in corsica: Delicatessen , in Bavella! Gli altri non li cito nemmeno perché mi piace dedicarmi a una cosa per volta e il prossimo viaggio vorrei fosse per realizzare questo! 

Come si dice oggi ... Bella Fede! Per l'intervista e per quanto hai fatto ultimamente, vuoi dirci qualcos'altro?

Ringrazio i miei sponsor  che sono stati davvero essenziali per la realizzazione della spedizione. In particolare Wildclimb per il supporto economico e per le calzature, Ferrino e Rockslave per l’attrezzatura tecnica e l’abbigliamento e Petzl per tutto il materiale da scalata e ghiacciaio. Sono davvero soddisfatta di aver avuto un feedback positivo da tutti loro, sono la mia energia in un certo senso, mi danno carica!

E ringrazio i miei compagni di squadra che mi hanno fatto vivere dei momenti incredibili nel posto più bello che io abbia mai visto fin’ora. Vorrei ringraziare quindi : Federico Ravassard ( fotografo e video maker), Lorenzo Pernigotti e Antonio Lovato Dassetto ( conoscitori della montagna e dei suoi crepi, ottimi compagni per farsi grandi risate in tenda e bravi cuochi). bravi tutti! 

@ federico ravassard


Si ringrazia per la collaborazione : Federico Ravassard per le immagini e Toni Lonobile per l’intervista.